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Attualità lunedì 27 marzo 2017 ore 18:54

In Regione "Gli anni bui della Repubblica"

Presentato, in Regione, il libro dell’ex maresciallo Franco Angeloni con il consigliere Bugliani, il giudice Lama e il presidente Giani



MASSA — Il libro raccoglie alcuni aneddoti della carriera professionale di Angeloni, episodi salienti, gli istanti più intensi della vita dell’autore nelle Fiamme gialle. 

"Ho voluto portare alla ribalta questo libro – ha spiegato Giacomo Bugliani – perché credo che esso possa essere uno strumento importante per provare a far luce su un periodo di storia recente forse ancora troppo poco analizzato e chiarito. Il volume di Angeloni, oltre a simboleggiare l’attaccamento allo Stato e la grande professionalità di un operatore di giustizia, deve rappresentare per noi anche un invito a non abbassare la guardia sulle infiltrazioni mafiosi in Toscana, come le cronache recenti e gli allarmi della magistratura ci insegnano."

Al centro del libro la sapiente ricostruzione di una difficile indagine che portò negli anni ’90 la magistratura apuana a muoversi sulle infiltrazioni mafiose nel territorio apuano. Indagine avviata nei primi anni '90 dal giudice Augusto Lama, all'epoca sostituto procuratore della Repubblica a Massa. 

Angeloni, oggi 60enne in pensione per gravi motivi invalidanti, ha spiegato di aver scritto il suo libro per amore di “giustizia e verità storica”. 

"L’indagine – ha spiegato Augusto Lama – prese il via quasi per caso, sulla scorta di confidenze negli ambienti lavorativi dei cavatori, circa la presenza di personaggi provenienti dalla Sicilia. Fu quello solo lo spunto, perché poi si trattò di un’inchiesta meramente economica-finanziaria che mise in luce come nelle società che gestivano il 70% delle attività nelle cave, attraverso l’infiltrazione della subentrata Calcestruzzi Ravenna, si potesse risalire a partecipazioni societarie dei corleonesi, in particolare di due mafiosi di spicco quali Buscemi e Bonura. Gli atti, anche in seguito a tentativi politici di ostacolare le indagini, furono inviati alla Procura di Palermo che, in un primo momento sottovalutò la cosa, per poi riconoscerne l’intuizione sul finire degli anni ’90, acquisendola nel faldone del maxiprocesso. Il merito del libro di Angeloni – ha concluso il magistrato – è principalmente quello di averci dato l’occasione di rinverdire la memoria di quegli anni, cosa molto utile per tenere alta ancora oggi l’attenzione su questi fenomeni anche in Toscana".

“Quella rispolverata da Angeloni è una bella storia di giustizia – ha detto il presidente Giani – che ci parla di una parte della Toscana troppe volte lontana dai riflettori ma che ci parla di uomini leali e coraggiosi. Una lezione ancora attuale, che ci dice anche quanto sia prezioso il bene dell’autonomia della magistratura e ci insegna il valore del rispetto nei confronti del lavoro di queste persone".


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