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Attualità giovedì 18 giugno 2015 ore 19:00

Legambiente: "Demolire le segherie di Carrara"

Gli edifici sono da demolire perché in aree a rischio idrogeologico. Anche la scuola di Aulla sempre per Legambiente andrebbe demolita



CARRARA — Dal tribunale di Borgo Berga di Vicenza costruito tra due fiumi, alla Casa dello Studente di Reggio Calabria edificata all'interno di una fiumara; dal Centro Multisala Cinema di Zumpano, edificato su una scarpata vicino al fiume Crati alla Scuola di Aulla realizzata sul letto del fiume Magra, passando per il centro Commerciale in provincia di Chieti, realizzato a soli 150 metri dall'argine del fiume Pescara, fino all'edificazione in area a rischio sul torrente Coriglianeto, senza tralasciare le segherie di Carrara, l'area artigianale di Genova e il deposito di materiali radioattivi di Saluggia. 

Sono questi per Legambiente i luoghi dove è urgente intervenire per scongiurare nuove tragedie ed effetti disastrosi: dieci luoghi ad alto rischio idrogeologico, dove già si sono succedute pesanti alluvioni e frane, e dove però sono stati costruiti edifici pubblici e privati, in grado, in caso di eventi climatici estremi, di amplificarne gli effetti mettendo a rischio la vita delle persone che in molti casi ci vivono e ci lavorano. 

Sono ben 6.633 i Comuni italiani in cui sono presenti aree a rischio idrogeologico e oltre 6 milioni di cittadini si trovano ogni giorno in zone esposte al pericolo di frane o alluvioni, a causa della forte urbanizzazione che ha interessato anche le aree a maggior rischio.

Dal 2000 al 2015 si sono verificati circa 2 mila eventi atmosferici estremi con frane e allagamenti che hanno causato la morte di più di 300 persone e richiesto uno stanziamento economico di oltre un miliardo di euro solo negli ultimi cinque anni.

"Per questo occorre cambiare le forme di intervento nel territorio e ripensare la pianificazione urbanistica attraverso la chiave dell'adattamento al clima - ha dichiarato il vice presidente di Legambiente Edoardo Zanchini -. Ce lo chiede da tempo la commissione europea e ce lo consentirebbero anche i fondi strutturali 2014-2020. Si tratta però di un grande cambiamento culturale. I cambiamenti climatici ci obbligano a guardare in modo diverso al territorio, perché proprio la gestione sciagurata del territorio può contribuire ad aggravare i rischi per le persone e le cose. Di fronte a questo scenario servono scelte nuove e radicali: in caso di edifici che mettono a rischio le persone che vi abitano o vi lavorano e anche chi sta intorno, l'unica scelta possibile è quella della demolizione e delocalizzazione delle attività. Per questo ci aspettiamo un impegno in tal senso e un segnale di discontinuità da parte del Governo, a partire dall'appuntamento degli Stati generali sul clima di lunedì prossimo".


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