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​Tari, le imprese pagano due volte

La cassazione conferma la linea della confederazione nazionale degli artigiani, imprenditori pronti ad aprire fronte con i comuni apuani

Le imprese che producono rifiuti speciali non devono pagare la Tari. Una sentenza della Cassazione che conferma l’esclusione dei rifiuti speciali dal pagamento del tributo avvalla la linea sostenuta da tempo da Cna secondo cui la tassa sui rifiuti per le imprese versano ai comuni è stata incassata in maniera.

I comuni, compresi quelli apuo-lunigianesi, hanno applicato la Tari, il tributo destinato a coprire le spese sostenute dalle amministrazioni per il servizio pubblico di raccolta, anche sui rifiuti speciali che le imprese smaltiscono tramite i circuiti di raccolta privata in maniera ecologicamente corretta e coerente con i principi comunitari per cui le imprese hanno già pagato. “La nostra linea – commenta la sentenza Paolo Bedini, Presidente Cna Massa Carrara – è stata conferma dalla Cassazione. Officine meccaniche, imprese della nautica e tutte le attività che producono rifiuti classificati come speciali hanno pagato e continuano a pagare la Tari quando in realtà hanno già versato una quota per lo smaltimento contenuta nella Tari. Di fatto pagano due volte per lo stesso rifiuto. Le imprese sono considerati dei bancomat da parte degli enti locali mentre intanto la pressione fiscale sfiora il 60%”. Nei prossimi giorni la principale associazione degli artigiani presenterà il dossier sulle tasse locali: le imprese nel nostro paese pagano il 20% in più rispetto al resto dei paesi dell’Europa anche a causa dell’applicazione arbitraria della Tari. La Legge di Stabilità 2014, che ha istituito la Tari, continua infatti ad essere contradditoria. Da un lato, esclude correttamente dal tributo i rifiuti che il produttore dimostri di avere avviato al recupero. Dall’altro, prevede che i Comuni possano ridurre la tariffa in proporzione alla quantità di rifiuti che i produttori hanno avviato al recupero.