Politica

Incompatibilità e ricorso, le incognite in Consiglio regionale

A eletti proclamati, sulla compiuta definizione dell'Assemblea pendono comunque il ricorso di Antonella Bundu e le opzioni di sindaci e deputati

L'aula del Consiglio regionale della Toscana si prepara ad accogliere i nuovi eletti

Cinque consiglieri regionali eletti in posizione di incompatibilità per detenzione di altre cariche istituzionali e il ricorso al Tar della ex candidata presidente di Toscana Rossa Antonella Bundu per il suo mancato ingresso in Consiglio regionale: queste le incognite che ancora pendono sulla composizione dell'Assemblea toscana i cui eletti sono stati proclamati ieri (qui tutti i loro nomi), con tanto di seduta d'insediamento già calendarizzata per il 10 Novembre prossimo.

Di più semplice scioglimento appare il nodo dei consiglieri eletti che risultano incompatibili. Sono l'onorevole di Fdi Chiara La Porta in quanto appunto parlamentare e i sindaci in carica di Pistoia Alessandro Tomasi (Fdi, candidato presidente della Regione per il centrodestra), di Sesto Fiorentino Lorenzo Falchi (Avs), di Calci Massimiliano Ghimenti (anche lui Avs) e di Montignoso Gianni Lorenzetti (Pd).

In realtà quasi tutti loro hanno già annunciato di voler lasciare le attuali cariche istituzionali per entrare in Consiglio regionale. Solo Alessandro Tomasi non ha ancora sciolto la riserva: rimarrà primo cittadino di Pistoia o rappresenterà quanti lo hanno votato dai banchi dell'Assemblea toscana? La sua opzione si rivelerà determinante non tanto per il suo partito Fratelli d'Italia bensì per la Lega, poiché per il complesso sistema di resti e quozienti se Tomasi rinunciasse al seggio fiorentino questo andrebbe al leghista Guglielmo Mossutto in rappresentanza della circoscrizione Firenze 1. Entro il 10 Novembre la scelta dovrà esser compiuta.

Il ricorso Bundu

Più complesso il caso di Antonella Bundu, la cui risoluzione non dipende tanto dalla candidata presidente della Regione per la lista Toscana Rossa bensì dai giudici del Tribunale amministrativo regionale (Tar) a cui Bundu ha annunciato di volersi rivolgere con un ricorso che rivendica rappresentatività per i 72.320 toscani che l'hanno votata.

Il punto è che lo spoglio delle schede che ha attribuito personalmente alla candidata il 5,2% dei voti ma alla sua unica lista il 4,51%. Per le liste che nella competizione elettorale non corrono in coalizione, la legge elettorale prevede per l'accesso in Consiglio una soglia di sbarramento proprio del 5%. Le liste, appunto, non la candidata. Ma in questo caso specifico la lista era una sola: si può intendere che votando Bundu l'elettore abbia inteso attribuire il suo voto alla lista? Questo il nodo da sciogliere che già dall'indomani del risultato elettorale aveva acceso i riflettori sulla capacità della legge elettorale toscana di restituire esiti aderenti alle espressioni di voto dei cittadini.

E dunque il ricorso al Tar, annunciato dalla stessa Bundu tramite i suoi canali social: "Dopo lo spoglio i numeri sono chiari: 4,51% alla lista, 5,2% alla candidata presidente. Questa legge elettorale va cambiata! 72.320 persone resteranno senza voce in Consiglio. Chi ha preso meno di noi, invece, ci siederà", ha scritto Bundu in un post su Facebook. "Faremo ricorso", ha aggiunto.

Se i giudici le dessero ragione, il suo ingresso nell'Assemblea toscana porterebbe un riassetto complessivo degli equilibri, anche in questo caso generato dal gioco di resti. A venir meno sarebbe uno dei seggi attualmente attribuiti a Fratelli d'Italia, con spostamento del baricentro a sinistra con la rappresentanza di Toscana Rossa.

Meno definito è l'impatto che una eventuale elezione di Bundu avrebbe sulla compagine del Pd, dove potrebbe prodursi una variazione nell'assegnazione dei seggi alle circoscrizioni con Pisa (dove l'eletto è attualmente il presidente uscente del Consiglio regionale Antonio Mazzeo) fuori a favore di Firenze 4 (Fausto Merlotti) che coincide col territorio della Piana fiorentina.