Spettacoli

Un Otello esistenziale

Una misteriosa tragedia, più che mai fedele a Shakespeare e al suo infallibile e profondo scandagliare l'animo umano. Al Guglielmi il 3 marzo

Un Otello scarnificato, ridotto a tre personaggi (il Moro, Jago, Desdemona) e rivisitato in chiave esistenziale. Per scavare dentro l'antica e modernissima ossessione di un possesso amoroso che diventa funesto. In cui quasi sempre è la donna a soccombere, il maschio a dannarsi.

Un Otello che punta al cuore della pulsione senza ritorno, che scatena la rovina.

Perché un amore che sembrava invincibile può avere epilogo nefasto? E soprattutto, era amore? E se lo era, perché un sentimento, quanto più è dominante, tanto più rischia di travolgere vite e destini?

Un Otello denso di interrogativi quello riscritto e diretto da Luigi Lo Cascio, che risciacquando la narrazione nella schiuma del Mediterraneo, sceglie per il ruolo del titolo il magnetico Vincenzo Pirrotta, per Desdemona la sensibile Valentina Cenni, e riserva a sé quello di Jago, la mente tessitrice dell'inganno, viscido e insospettato carnefice, ma infine vittima della sua vittima. Il Coro è affidato a Giovanni Calcagno.

Una misteriosa, angosciosa tragedia, quella rimeditata da Lo Cascio, distante dall'incanto dell'isola di Cipro. Eppure più che mai fedele a Shakespeare, al suo infallibile, profondo scandagliare l'animo umano. Una rielaborazione più che mai vicina a quel sontuoso capolavoro che irradia la propria forza da un buio nucleo

pulsante: la gelosia che rode il pur magnanimo condottiero, ne accende la furia incontenibile fino alla cieca violenza, lo rende sordo a qualsivoglia supplica o ammonimento. E la rilettura di Luigi Lo Cascio distilla il grumo oscuro di un male primario, da sempre vivo tra gli uomini, follia accecante e vulnus irreparabile.