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Attualità martedì 03 ottobre 2023 ore 19:00
Poca manodopera così dilaga la vendemmia meccanica
Sono oltre 500 le aziende toscane del settore vino che stanno ricorrendo alle vendemmiatrici automatizzate. Carenza di braccia in un'impresa su due
TOSCANA — Bando al romanticismo, la vendemmia diventa meccanica per rispondere alla difficoltà di reperire la manodopera stagionale per la raccolta dell’uva. Il decreto flussi che rallenta l’arrivo dei lavoratori extracomunitari e la riduzione progressiva della storica forza lavoro nazionale hanno spinto negli ultimi anni sempre più aziende a rinunciare alla raccolta a mano. Ad affermarlo è Coldiretti Toscana secondo cui sono oltre 500 le aziende toscane del settore vino che stanno impiegando le vendemmiatrici meccaniche in questa annata.
Un procedimento questo che ha dei vantaggi: velocizzare i tempi di raccolta dell’uva che avviene tramite “scuotimento” o vibrazione delle viti fino a provocare il distacco dell’acino, ridurre i costi di produzione e l’impiego della manodopera stagionale che si fatica a trovare.
“Tecnologia, scienza e ricerca sono le strade maestre per una viticoltura sempre più moderna, sostenibile e competitiva che deve fare i conti con gli effetti dei cambiamenti climatici, con la necessità di ottimizzare l’utilizzo di preziose risorse come l’acqua ed impiegare pratiche agronomiche naturali ma anche con una carenza ormai strutturale di manodopera. – spiega Letizia Cesani, Presidente Coldiretti Toscana – La vendemmia meccanizzata è una delle risposte alla voce innovazione che le aziende del vino della nostra regione con superfici medio grandi hanno dovuto mettere in campo per non ritrovarsi, alla vigilia della vendemmia, senza la forza lavoro necessaria per garantire, nei tempi necessari, la raccolta dell’uva e le successive lavorazioni in cantina. La manodopera stagionale è una delle criticità che il nostro comparto deve affrontare ormai ogni anno anche se molti passi in avanti sono stati fatti grazie anche al lavoro fatto con il Governo"
Il tema della manodopera stagionale si conferma infatti tra le sistematiche difficoltà denunciate dalle imprese agricole. Quasi un’azienda agricola su due (41%) si trova o si è trovata in carenza di manodopera mentre il 53% fa ricorso ai lavoratori stranieri soprattutto nel periodo primaverile ed estivo, con contratti stagionali principalmente per il lavoro nei campi, per la gestione dell’allevamento e la pulizia degli stabili (manutenzioni) secondo i risultati dell’indagine “Gli immigrati e l’agricoltura nella Regione Toscana” realizzata da Coldiretti e Fondazione Campagna Amica nell’ambito del progetto Fami Demetra. La viticoltura è il settore che ha più bisogno di mani: nel 2022 aveva attivato il 32,7% del totale dei contratti stagionali (+7,2%) secondo l’Irpet.
Numeri e scenari che hanno favorito la meccanizzazione di molte operazioni dove geolocalizzazione, digitalizzazione, telecamere, trasferimento dei dati in tempo reale, controllo da remoto sul cellulare o da pc non sono più un tabù.
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