Hai un progetto? Toccati!
di Franco Bonciani - domenica 31 luglio 2016 ore 18:49
C’è una parola che semina il panico fra i fiorentini e li induce a gesti scaramantici: PROGETTO.
Che sia la stazione sotterranea dell’alta velocità ferroviaria o la loggia degli Uffizi di Isozaki, la nuova pista dell’aeroporto di Peretola o il termovalorizzatore della piana, quando si sente parlare di progetto un brivido ci corre lungo la schiena.
Ma è fra noi tifosi della Fiorentina che il brivido prende corpo e diventa terrore, quando si parla di Progetto Viola: “Noi abbiamo un progetto”.
L’estate del 2002 per i tifosi viola fu a due facce, una tragica ed una di speranza: dal dolore atroce per la retrocessione, la seconda in pochi anni di gestione Cecchi Gori, alla disperazione per il fallimento della società, cancellata dalla geografia del calcio nazionale per bancarotta di Vittorione. Che, giova ricordarlo, ce l’avevano anche fatto eleggere a Firenze pochi anni prima come senatore della Repubblica (non lo votai…). Figure da peracottari in serie, l’ultima, la ridicola fidejussione colombiana per iscriversi al campionato di B, prontamente trombata. Dovevamo riuscire a mantenere una nostra dignità nei confronti di chi ci prendeva per il culo per le sortite di Vittorio, salti in balaustra compresi. Non abbiamo mai avuto vita facile, noi viola.
In quell’estate, ad agosto, uno squarcio di luce. Leonardo Domenici, sindaco di Firenze, aiutato dall’ubiquo Eugenio Giani, riesce a trovare un imprenditore di chiara fama nel settore della moda, scarpe, e gli “regala” quel che resta di una squadra e della sua storia ma soprattutto la passione dei fiorentini. Arriva Diego Della Valle.
Non ci sembra possibile: intanto dice buongiorno e buonasera, coi congiuntivi ci azzecca, soldi ne ha perché li ha fatti con l’azienda di famiglia, è accorto, determinato e pare dotato del buon senso tipico dell’imprenditore italiano di razza. Alle orecchie abbassate di chi per anni ha dovuto far finta di non sentire le minchiate di Vittorio si restituisce gioia e dignità. Si sente parlare di un calcio più giusto, da riformare, rendere più equilibrato nella gestione delle risorse, basta con le sudditanze e le rendite di posizione. Si sente parlare di una Fiorentina strutturata, su solide basi, un bel centro sportivo per allenare i campioni che arriveranno e far crescere col loro esempio i virgulti del vivaio. Si sente parlare di un percorso che entro il 2011 ci porterà a vincere il terzo scudetto.
Ci viene detto che abbiamo un PROGETTO.
Quasi non ci si crede, abbiamo trovato il nostro mecenate illuminato. Il popolo viola, come sempre, sarà insieme alla squadra e alla nuova società, non si gioca a San Siro ma a Gubbio? Saremo in tanti lo stesso.
Una sola cosa mi tornava poco nel personaggio Diego Della Valle: la sua amicizia con Clemente Mastella. Ma probabilmente, se era amico di Diego, allora anche Mastella aveva fatto delle cose buone.
Come sia andata, poi, si è visto. Si aspettava un miracolo, a volte, nello sport, i miracoli si possono far accadere! E invece non solo non s’è vinto lo scudetto ma nemmeno ci siamo andati vicino. Calciopoli con la figura a bischero di Diego ed il suo successivo disimpegno, il tenero fratello Andrea che prende le redini della società. Una finale di Coppa Italia persa da Genny ‘a carogna, un centro sportivo che da Incisa si è trasformato in una versione 2.0 dei campini al Campo di Marte.
La questione nuovo stadio sulla quale si dovrebbe giocare la parte vera del futuro della Fiorentina e degli investimenti della proprietà intrappolata nei brancolamenti del Comune per trovare la giusta localizzazione (e se si facesse interrato nella mostruosa buca lunga 400 metri già scavata per la stazione Foster che non si farà più?)
Il massimo delle godurie per noi viola è quando si realizza non un gol ma una bella plusvalenza, dopo che si rivende a tanto un calciatore pagato poco.
Ci abbiamo il fair play finanziario, oh yes, e soprattutto quello sportivo: siamo bravi, e buoni, e sportivi ed educati. Peccato che poi si finisca in mondovisione per l’allenatore che sbrocca e cazzotta fitto fitto in diretta un giocatorino presuntuoso in una situazione di gestione della squadra da scapoli e ammogliati. Giocatori che fanno a cazzotti col cameriere in discoteca, o che si ribaltano da fermo sul SUV in piena notte. Si parla di vivaio, di settore giovanile, e non se ne vedono i frutti da anni. Pochissimi i giocatori italiani presenti in squadra.
Insomma, le intenzioni della proprietà sarebbero anche ammirevoli, i principi ispiratori alti ed aulici, è sulla realizzazione che si incespica.
Una progettualità societaria sconcertante, che potremmo riassumere in una parola: Benalouane. Acquistato all’ultimo secondo dal Leicester in un increscioso mercato di gennaio, quando si sapeva da almeno trent’anni che ci serviva un difensore centrale. Lo abbiamo acquistato rotto, non ha mai visto nemmeno la panchina ed oltretutto, da tesserato della Fiorentina, è andato a Leicester a festeggiare lo scudetto della squadra di Ranieri. Becchi e bastonati.
Buone idee ma confuse e superficiali, spesso intrise di un patetico buonismo, in mano a persone della cui onestà non si dubita, ma che lasciano parecchio a desiderare per competenza specifica. Una cosa è produrre e vendere calzature di alto livello, un’altra gestire una squadra di calcio. O il treno Italo. O l’editoria. Sono sempre i particolari a fare la differenza, se non li conosci è un problema.
In attesa di momenti migliori, incassiamo una sconfitta in amichevole dal Cesena e una dal Celta di Vigo, aspettiamo qualche nuovo giocatore accontentandoci che non sia uno fra Cassano e Balotelli, nei quali il talento smisurato è secondo solo alla capacità di scatenare casini in uno spogliatoio, e speriamo in qualche nuova, importante plusvalenza. Ah, dimenticavo: godiamo come ricci perché Clemente Mastella è diventato il nuovo sindaco di Benevento.
Intanto, se sentite un incauto pronunciare l’infausta parola, PROGETTO, correte ai ripari: toccatevi.
Franco Bonciani