Cretinate in vendita, responsabili anche i librai
di Roberto Cerri - martedì 23 giugno 2015 ore 11:41
Ho appena letto un libro idiota. Naturalmente non rivelerò né il titolo, né l'autore. Nessuna pubblicità ad un testo da buttare. E l'ho perfino comprato. Per un bibliotecario, è grave. Si rischia l'espulsione dalla professione. Due cretinate in una. Non si tratta neppure di un libro narrativa, dove la bidonata ci sta. Ma di saggistica. Peggio. Le biblioteche dovrebbero servire da filtro. E io dovrei saperlo per primo. La regola aurea è: uno legge con attenzione un libro costoso prendendolo in prestito in biblioteca. Poi se davvero merita, se è originale, se ti arricchisce, uno se lo compra e lo tiene nello scaffale dei buoni libri. In casa. A portata di mano. Altrimenti lo sconsiglia (agli amici).
E i librai? Anche loro dovrebbero recitare la loro parte e arginare la montagna di stupidaggini che vengono propalate ai lettori. Hanno o... avrebbero delle responsabilità rispetto a ciò che mettono in vetrina. Il guaio è che tutto ciò che era ed è intermediazione oggi è finito. Il mercantilismo dominante vuole parlare direttamente al cuore dei consumatori , il che è solo un modo per stordirli con un'offerta pletorica e fregarli. E poi ai librai interessa vendere e se il cliente vuole leggere scempiaggini, affari suoi. Ovviamente neppure il libraio (o la libraia) ce la fa più a leggere e selezionare i libri che offre. E quindi la capacità di suggerire criticamente cosa leggere scema.
Non solo. Il libraio dovrebbe conoscere bene tutti i suoi clienti. Uno per uno. Ciascuno coi suoi gusti. Le sue passioni. Un'impresa titanica. In realtà anche il piccolo libraio è un frammento più o meno consapevole della catena del franchising che ha rivoluzionato il commercio. E interesse e cultura non sempre vanno a braccetto. Oggi poi che tutti vogliono essere cretini .. pardon originali da soli.
Democrazia e capitalismo su questo punto si danno la mano. Oggi tutti si illudono (vale anche per me, si intende) di scegliere da soli le bischerate che preferiscono. Nessuno vuole più ascoltare consigli. Siamo tutti maggiorenni e vaccinati per pensare e per scrivere stupidaggini, come ha recentemente ribadito Umberto Eco, stigmatizzando però la cosa. Per questa affermazione il nostro maggior semiologo vivente è stato accusato di essere un platonico di ferro da un politico che è cresciuto nell'alveo di un marxismo gesuitico di cui quasi più nessuno per fortuna sente alcuna nostalgia e legge nemmeno un “versetto” , se non come rimedio contro l'insonnia.
Certo nell'età del populismo, pensare che per pubblicare ci voglia un patentino, può sembrare un cattivo pensiero. Un pensiero snob. Nessuna patente per inquinare le menti altrui. Ma che mondo buffo è mai quello che si inventa i marchi doc e dop per vini, formaggi, oli e lardi e non pretende alcuna certificazione per un libro di psicologia, di sociologia, di politica o di narrativa? Che mondo buffo è quello in cui i giocattoli sono fabbricati in maniera da non essere nocivi alla salute dei bambini e i libri invece possono circolare senza alcun bollino che ne indichi il livello qualitativo e di attendibilità? Si, apparentemente sembra il mondo più aperto e più liberale possibile. Ma di certo assomiglia a quello dove, come dice il proverbio, la cattiva moneta alla fine scaccia quella buona.
E qui torno ai librai, e mi chiedo se davvero non tocchi a loro fissare un ipotetico marchio di qualità sui libri che tengono in negozio. No. A parte lodevoli eccezioni, anche i librai indipendenti non possono essere troppo indipendenti dal mercato. Sono responsabili di ciò che propongono ai lettori, ma alla fin fine devono pur campare. E per sopravvivere devono vendere quello che i lettori vogliono e che la pubblicità subdolamente sostiene: incluse le cinquanta sfumature di grigio, di nero e di rosso.
Ma c'è allora qualcuno che può far argine a tutto questo e mettere qualche bollino sui libri, indicando ciò che vale per poi lasciare il lettore libero di scegliere? Si. Ci sono le biblioteche. Ci sono alcuni bibliotecari preparati che non inseguono solo le sirene degli alti livelli di prestito ma coltivano la qualità della lettura. Non sono tantissimi. Ma ci sono. E sono in grado di segnalare i libri che non aumentano il colesterolo celebrale e non favoriscono la diffusione della stupidità. Cercateli. Sono lì apposta per i lettori che oltre a saper leggere sanno anche ascoltare i buoni consigli.
Roberto Cerri