Questo sito contribuisce alla audience di 
QUI quotidiano online.  
Percorso semplificato Aggiornato alle 17:30 METEO:MASSA CARRARA16°  QuiNews.net
Qui News massacarrara, Cronaca, Sport, Notizie Locali massacarrara
martedì 12 novembre 2024

PAROLE IN VIAGGIO — il Blog di Tito Barbini

Tito Barbini

In primo piano per decenni, nella politica italiana, all’improvviso non ne senti parlare più. Chiedi e nessuno sa darti notizie. Poi scopri che ha fatto una cosa che molti vorrebbero fare, ma sognano soltanto: dare lo stop alla vita di sempre e partire. Tito Barbini, classe 1945, sindaco di Cortona a 24 anni, poi presidente della Provincia di Arezzo, infine per 15 anni assessore regionale prima all’Urbanistica e poi all’Agricoltura, amico personale di Francois Mitterand. Si mette dietro le spalle tutto questo e intraprende un viaggio lungo cento giorni, che lo porta dalla Patagonia all’Alaska. Cento giorni a piedi e in corriera, per bagaglio uno zaino. Da allora attraversa confini remoti e racconta i suoi viaggi e i suoi incontri nei libri. E’ ormai, a tempo pieno, scrittore di viaggi. Più di dieci libri, non solo geografia fisica, paesaggi e luoghi, ma geografia della mente. In Patagonia o nel Tibet, un mondo altro, fatto di dolori, speranze, delusioni. Nel 2016 è uscito il libro "Quell’idea che ci era sembrata così bella - Da Berlinguer a Renzi, il lungo viaggio"

​La Madre Argentina

di Tito Barbini - martedì 22 novembre 2022 ore 08:00

Aveva 93 anni la mia amica Hebe Bonafini. E' morta domenica in una clinica di Buenos Aires. In questa foto sto marciando con lei in Plaza De Mayo abbracciandola, piccola e fragile. E' stata la presidente delle Madri di Plaza de Mayo. Una vita spesa a lottare per conoscere la sorte della giovane figlia e forse gettata ancora in vita da un aereo nel mar della Plata. Il 30 aprile del 1977 aveva unito le forze con le altre madri dei desaparecidos del regime argentino di Jorge Rafael Videla, in una protesta, entrata poi nella storia, tenuta in Plaza de Mayo a Buenos Aires, davanti alla Casa Rosada, sede del governo. 

Nacque così l'organizzazione delle Madri degli scomparsi. Ho parlato di loro e delle loro storie nel "Cacciatore di Ombre" e nel mio primo libro "Le Nuvole non chiedono permesso".Ancora oggi tutti i giovedì le madri e le nonne si ritrovano in Plaza de Mayo. Fino a quando? Ogni volta che azzardo questa domanda la risposta è sempre la stessa: «Fino a quando ci sarà in vita una sola madre, quella marcerà».Marcerà, marceranno, e la domanda sarà sempre la stessa. Semplice e drammatica. «Dónde están?». Dove sono? Dove sono i loro figli? Loro continueranno a ripetere questa domanda, senza mai rassegnarsi.Non sono pazze, queste donne. 

Ancora oggi rappresentano la coscienza critica di questo paese. La memoria viva di questo paese, dopo esserne state l’unica voce che raccoglieva e denunciava l’orrore di ciò che accadeva.Non potevano stare in silenzio e non potevano stare ferme.Quando fu loro proibito di rimanere davanti alla Casa Rosada, cominciarono a camminare in cerchio. In questo modo hanno conquistato il rispetto e l’ammirazione del mondo intero. I militari non sono riusciti a fermarle. Più volte caricate dalla polizia, picchiate e arrestate, tre di loro hanno subìto la sorte dei loro figli.E ho visto con i miei occhi: ogni volta che arrivano in piazza la gente applaude, il popolo le abbraccia e dà loro il benvenuto. La piazza è diventata la loro piazza. Se oggi è possibile pensare al riscatto etico del paese è grazie alla loro costanza, alla loro tenacia.Madri e donne. Se i militari non avessero fatto l’errore di sottovalutare le donne argentine, molte cose non le avremmo sapute e quella sarebbe stata un’altra tranquilla macelleria del ’900. 

Ennesimo errore fu non restituire i cadaveri. In realtà credo che proprio il fatto di non dare un corpo e una tomba su cui piangere, su cui elaborare il lutto, abbia contribuito non poco a scatenare questa ribellione unica al mondo. Trentamila desaparecido di cui oltre tremila di origine italiana. In un mio libro ho parlato a lungo delle complicità italiane con la dittatura argentina. A cominciare da quell'ambasciatore italiano che chiuse le porte dell'ambasciata a coloro che fuggivano dagli squadroni della morte. Ma questa è un'altra storia. Ora dedico solo a Hebe questo ricordo, cara amica, riposa in pace.

Tito Barbini

Articoli dal Blog “Parole in viaggio” di Tito Barbini