Il frattone e la rasatura dell’angolino
di Gianni Micheli - martedì 09 novembre 2021 ore 07:30
Non sarò l’unico, credo, ad aver dato un nome e un uso al frattone “nel mezzo del cammin di nostra vita”, per citare il più famoso e nominato autore di questo 2021 che si avvia al saluto.
Per chi non sa di cosa io parli dicesi “frattone” o “frattazzo” o "frettazzo" o "taloccia" o "talloccia" o "sfrattona" o "vardasso" un attrezzo manuale usato in edilizia (cfr. immagine di copertina).
Non che non ne abbia mai visti, negli anni. Visti in mano a muratori, visti in mano ad imbianchini. Visti ma mai utilizzati, nella consapevolezza di non avere “quel mestiere” tra le mani. Mai nominati. Il frattone, fino a ieri, per me si chiamava “attrezzo”, “uno di quegli attrezzi” del muratore, dell’imbianchino.
Finché ti capita il collasso di un mobile - si sa: non si fanno più i mobili di una volta -, una sostituzione veloce, un rapido sgombero e l’incontro con il ghigno di un big bang di muffa in megagalattica espansione. Che fare con quella muffa? Che fare con quelle crepe sul muro se non si ha il tempo di chiamare un muratore?
Non ringrazierò mai abbastanza le speranze date da internet alle mie insicurezze. Abbinate all’esperienza di un confronto fra umani danno il meglio! Ricerche su Google, tutorial su YouTube, consigli dello smontatore, navigatore attivato, consigli del venditore, nel giro di un’ora ho tra le mani tutto quello che occorre al costo di circa € 30.
Punto uno, la muffa: ci sono i vecchi sistemi, in internet se ne trovano, ma esistono in commercio prodotti eccellenti. Aggressivi e rapidi. Forse non solo per la muffa… speriamo bene. Consiglio utile non solo per il covid: indossare la mascherina!
Risolto il primo problema, almeno a vista - non sono un esperto del campo ma ricordo che la muffa dà solo certezze -, il secondo porta in primo piano le crepe sul muro. Operazioni restanti da compiere: rasatura - altro termine per me nuovo - e tinteggiatura.
Rasatura: eccomi all’incontro con un compagno di lavoro mobido e delicato, il frattone. Ma prima una grattatina di spatola sul muro e a seguire una spolverata di apposita malta, quella consigliata dal venditore, su una bacinella da cui far nascere un rapido matrimonio con l’acqua per dar forma ad un impasto che ricordi la base per la pizza da distendere infine sul muro tenendo a mente il monito del venditore: “Non dia retta ai tutorial su YouTube”. “E chi me lo insegna a pitturare?” “Faccia così”…
Pochi minuti di attesa ed è il momento dell’ingresso in campo del frattone: “quando la malta non sporca più il dito”, seguendo il suggerimento del mio gentilissimo suggeritore e rivenditore di materiali edili.
Il frattone va inumidito, va coccolato, va tenuto con forza e gentilezza. Infine va utilizzato seguendo l’esempio più celebre che io conosca: il “dai la cera, togli la cera” del Maestro Kesuke Miyagi nel film “The Karate Kid”. Cercatelo, anche questo su YouTube.
Pulito con acqua, a seguire l’operazione di rasatura, il frattone torna fresco e morbido (quasi) come appena acquistato.
Nelle 24 ore circa di asciugatura che restano, prima di dar mano a pennello e vernice per completare il lavoro e rimontare il mobile, ho la smania incontenibile di rasare tutti gli angolini di casa, tutti quei pezzi di muro con un cenno di crepa, un occhiolino di nero, una riga di sporco. E quanti ne vedo! “Possibile che non mi sia mai preso cura di dove vivo?” mi viene da pensare.
Già. E qui sta la morale della favola. Siamo così attenti a curare l’immagine proiettata sugli altri che non abbiamo più tempo per guardarci intorno e curare l’ambiente in cui proiettiamo la nostra ombra. È un problema che facilmente inizia dalla casa ma è un principio, un modo ormai d’essere, che si estende al cortile, alla strada, alla città, al pianeta. Abbiamo dimenticato i nomi degli “attrezzi della cura” e senza un nome anche un frattone diventa invisibile.
Possibile che la nostra generazione abbia bisogno di imparare ad utilizzare malta e frattone prima di esporre soluzioni per quella cura radicale di cui il nostro pianeta avrebbe bisogno per rimediare al tanto male causato dalla nostra specie? Non so, magari saremmo capaci di adottare un altro punto di vista, di mostrare un diverso rispetto per i luoghi dove poggiamo i piedi, modificandoli incessantemente senza criterio. Lasciando che si guastino. Dando vita a muffe e crepe nel tempo insanabili.
Non so, pensiamoci. Io ci sto pensando. Potete consigliarmi un tutorial su YouTube?
Gianni Micheli