Una Ferrari non basta
di Blue Lama - domenica 14 gennaio 2024 ore 00:05
Istanbul è da sempre considerata una città sicura. Per carità, è sempre possibile incappare in un borseggiatore, soprattutto nei luoghi più affollati, ma la polizia municipale è molto presente e i turisti, con un minimo di buon senso e di attenzione, possono perlustrarla in lungo e in largo senza sentirsi in pericolo o anche solo a disagio.
Mio marito ed io siamo tornati nella capitale della Turchia all'inizio di quest'anno. Abbiamo trovato i principali monumenti ben conservati o in restauro. E due spettacolari edifici in più rispetto all'ultima visita, realizzati entrambi dal governo nel quartiere asiatico di Uskudar: la nuova moschea di Camlica, completata nel 2019, bellissima e gigantesca (ha sei minareti, può contenere fino a 50mila fedeli e presto sarà raggiungibile da una nuova linea della metro); e la futuristica torre per i ripetitori di radio e tv inaugurata nel 2021, alta 369 metri e la cui forma sinuosa vuole rappresentare la crescita della megalopoli.
Una sera, mentre passeggiavamo a Sultanahmet, il centro che più centro non si può, ci ha colto in contropiede una pattuglia di vigili urbani a bordo di una luccicante Ferrari, parcheggiata nell'area dove sorgeva l'antico ippodromo di Costantinopoli, accanto alla Moschea Blu. Vicino alla Ferrari anche una Mercedes, sempre con le insegne della polizia municipale.
La Ferrari bianca e blu ha calamitato per ore l'attenzione di cittadini e visitatori ed è stata immortalata in dozzine di foto e selfie. Pur provando un moto d'orgoglio nel vedere un'auto del più prestigioso marchio italiano sfoggiata come simbolo di velocità e potenza dalla polizia urbana di un Paese straniero, non ho potuto fare a meno di chiedermi quanto fosse costato quel bolide al Comune di Istanbul.
Ho rapidamente scoperto che la spesa è stata minima: quella Ferrari e la Mercedes lì accanto sono due delle 23 auto di lusso confiscate dalle forze dell'ordine turche alla criminalità organizzata e poi trasformate in veicoli della polizia municipale. Del parco macchine così acquisito fanno parte anche una Bentley e una Porche.
Anche la Polizia di Stato italiana ha nella sua flotta due Lamborghini ma non si tratta di auto sottratte alla malavita: l'azienda di Sant'Agata Bolognese ha iniziato a collaborare con il Ministero dell'Interno nel 2004 e ha fornito solo veicoli per servizi speciali come, ad esempio, il trasporto sanitario urgente di organi e plasma. A dirla tutta, nella storia della Polizia italiana c'è stata anche una Ferrari, una 250 GT/E 2+2 in dotazione alla squadra mobile della questura di Roma dal 1963 al 1973. Ma anche questa era arrivata per le vie ordinarie.
Tornando a Istanbul, ho apprezzato la decisione delle autorità turche di riciclare una Ferrari confiscata a una banda di delinquenti in un servizio di pubblica utilità. Ma mi è bastata una settimana per capire che le supercar servono a poco quando si tratta di contrastare i reati che possono derivare dalla povertà estrema.
L'economia turca è in grave affanno, con un'inflazione spaventosa che, lo scorso Dicembre, ha superato il 64%. In Italia tutti si lamentano per l'aumento del costo della vita ma l'inflazione si è fermata al 5,7%. Riuscite a immaginare cosa significa fare la spesa con i prezzi dei beni di consumo che, in meno di un anno, quasi raddoppiano? Oppure chiedere un prestito o un mutuo con il tasso di interesse fissato dalla Banca centrale al 40%?
E così a Istanbul, questa città di venti milioni di abitanti e di sfolgorante bellezza che ambisce ad essere considerata la più moderna delle metropoli antiche, succede che, a pochi metri di distanza dai ristoranti di tendenza, giovani madri devono pescare resti di cibo dalla spazzatura per dare da mangiare ai figli piccolissimi. E che anche nei quartieri più agiati ci sono bambini costretti all'accattonaggio.
Abbiamo visto piccini di quattro o cinque anni chiedere l'elemosina tutte le sere, fino a tardi, a due passi dalla torre di Galata o nelle immediate vicinanze di Istiklal Caddesi, la più famosa delle vie dello shopping. Scene purtroppo identiche a quelle a cui ho assistito dieci, venti o trent'anni fa, a Istanbul come in molti altri luoghi del pianeta.
La modernità, qualunque significato si scelga di dare a questa parola, prescinde dal progresso tecnologico: una Ferrari o un grattacielo avveniristico non bastano a oscurare la barbarie, ovunque nel mondo venga compiuta.
Bluelama@gmail.com
* La fonte dei dati economici citati nell'articolo è l'inserto "Economia" del Corriere della Sera
Blue Lama