DIZIONARIO MINIMO: il cuore
di Libero Venturi - domenica 18 giugno 2017 ore 08:35
Il cuore
Dice bisognerebbe assecondare il moto del cuore, andare dove esso ci porta. Una scrittrice l'ha anche scritto e deve pure averci vinto qualcosa o, comunque, c'ha venduto un sacco di libri. Io sono molto d'accordo: contrastarlo il cuore fa male, che quello già è a rischio d'infarto.
Il fatto è che non si sa mai dove cavolo ci porta, il maledetto cuore. Né dove bisogna andare perché esso ci porti qualcuno -qualcuna- o qualcosa succeda e tutto vada bene. E chi o cosa sarà. E, sopratutto, siamo proprio sicuri che poi vada tutto bene? E che cazzo! Con questa premessa fortemente dubitativa mi accingo a parlarvi del cuore.
Montale scriveva "scordato strumento, cuore". Perché spesso ce ne dimentichiamo e lo scordiamo a casa nella vita di tutti giorni? O "scordato" va inteso in senso musicale e vuol dire che il cuore ha qualche nota fuori timbro e non trova accordo con la natura, non va a tempo e a tono con la nostra esistenza? Capace è un misto delle due cose. In effetti andrebbe usato di più il cuore e portato con noi. Ascoltato. Oddio, è vero che nel cuore non c'è traccia di cervello e non ci si può ragionare sempre bene. La meglio sarebbe un accordo tra cuore e cervello: un compromesso fisico. Esprimere una passione meditata o un ragionamento non arido farebbe di noi delle persone migliori. Meno incazzati o stronzi di quello che siamo o siamo diventati. Ma "è come dillo..." , si dice in Toscana, con i puntini di sospensione, per significare che tra il dire e il fare c'è di mezzo il mare. Che poi è un proverbio scontato, ma veritiero. Purtroppo. O per fortuna, chissà? A volte un po' di distacco occorre nelle cose per non fare cazzate, ma spesso la cazzata più grande è l'attendismo, il ritardo colpevole delle nostre intenzioni, dei nostri doveri, perfino dei nostri piaceri. Quella volta che forse era amore e non ce ne siamo accorti. E siamo ancora lì con il conto, a proposito di cuore e cervello. Ce ne stiamo impacciati, con il cuore in mano e poi gli facciamo sempre fare una brutta fine: alle ortiche, quando non in pasto ai cani!
Eppure il cuore ha un soffio che anima la vita, almeno per ciò che attiene all'amore o giù di lì. Se è molto più giù di lì interviene un altro organo e allora è sesso. Pure in grammatica, "è" sarebbe "copula": in effetti... Ed è interessante notare come anche l'altro organo più in basso necessiti di un compromesso con il cuore e pure con il cervello, anche se spesso tende ad escludere entrambi. Tornando al soffio è bene che, semmai, sia "del" e non "al" cuore. In questa seconda fattispecie siamo, infatti, nella tachicardia che può sconfinare in una patologia. A volte, dice, una semplice preposizione, sia pur articolata! È vero che l'amore un po' di tachicardia, sotto forma di affanno, la comporta e talora non solo un po', sennò, dice, non sarebbe vero amore. Ma, anche in questo caso, è bene regolarsi: se persiste consultate un medico. Date retta.
"Mi strappo il cuore, mi strappo il cuore dal petto, mi strappo il cuore dal petto e lo do a te." È il finale di una poesia intitolata "Lettere dai palazzi suburbani" che ho letto da qualche parte. È vero, citare è una caduta di stile, una stucchevole pedanteria e oltretutto quel "lettere" mi pare sfacciatamente presuntuoso, però mi serviva per concludere il tema. Pare sia una frase gridata da un inquilino di un casamento. Un grido disperato e ripetuto nella liturgia dell'amore e del disamore. Dell'abbandono. Il mio cuore è tuo, tienilo, io non so più che farne senza di te. E se finisce qui, al giorno d'oggi, va pure bene. L'uomo, diversamente dalla donna, non è abituato agli strappi del cuore e della carne. Forse perché una donna è portatrice e donatrice di vita e un uomo solo di sperma: soltanto un seme, sia pur di una qualche importanza. O forse perché siamo bestie con l'aggravante di una feroce intelligenza e di un'altrettanto feroce scemenza e il cuore ha sempre a che fare, in qualche modo, con il sangue. Gli uomini uccidono con crudeltà persino ciò che credono di amare. In quel caso però era l'uomo ad offrire il suo cuore. A volte gli uomini lo fanno, ne sono capaci. Forse era solo troppo tardi ormai, per entrambi: seguire il cuore, come ho detto, non si sa se porta sempre bene. A volte invece mi piace pensare di sì, che lei gli abbia detto sì, lo abbia accolto il suo cuore e che sia stato amore. Quello che dura per sempre. O comunque finché dura.
Pontedera, 18 Giugno 2017
"Scordato strumento, cuore" è Eugenio Montale, "Corno inglese", da "Ossi di seppia"
Libero Venturi