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PENSIERI DELLA DOMENICA — il Blog di Libero Venturi

Libero Venturi

Libero Venturi è un pensionato del pubblico impiego, con trascorsi istituzionali, che non ha trovato niente di meglio che mettersi a scrivere anche lui, infoltendo la fitta schiera degli scrittori -o sedicenti tali- a scapito di quella, sparuta, dei lettori. Toscano, valderopiteco e pontederese, cerca in qualche modo, anche se inutilmente, di ingannare il cazzo di tempo che sembra non passare mai, ma alla fine manca, nonché la vita, gli altri e, in fondo, anche se stesso.

DIZIONARIO MINIMO: la piscina

di Libero Venturi - domenica 02 luglio 2017 ore 08:00

Le piscine sono vasche piena d'acqua di diversi tipi e dimensioni. Ci sono quelle fuori terra, gonfiabili o no, dove si sta a mollo in estate, ma niente di più. Soprattutto ci sono quelle interrate di dimensioni più ragguardevoli dove si può anche nuotare, fare tuffi, eccetera e allora si ragiona. Queste ultime possono essere private o pubbliche. Se sono private, buon per chi ce l'ha, accidenti alla miseria ladra! Che è un discorso tra me e me, dettato da invidia sociale che oggi, in una società diseguale, va per la maggiore: sia l'invidia sociale che la società diseguale, per non parlare della miseria ladra. Poi ci sono le piscine pubbliche e queste fanno per noi o per la maggior parte della popolazione, più o meno civile.

Sia le piscine interrate private che quelle pubbliche possono essere coperte o scoperte. Di quelle private coperte non parliamo, di nuovo buon per loro, come sopra. Soffermiamoci su quelle pubbliche, che sono realizzate per lo più dai Comuni. Ce ne sono di coperte, in genere da venticinque metri, nonché di scoperte, meglio se da cinquanta, vedremo perché. Qualche Comune più bravo o fortunato ce le ha entrambe.

Nelle piscine da venticinque metri coperte ci si portano i figli, specie d'inverno, perché così imparano a nuotare che in un Paese peninsulare è sempre una cosa di una certa utilità, non solo a fini di diletto e svago. Capitasse di trovarsi in crociera con un comandante in vena di "inchini", non si sa mai nella vita. I figli frequentano la piscina due, tre volte la settimana per la fase formativa, poi quasi tutti i giorni per l'agonistica e il Sabato o la Domenica -e a volte tutti e due i giorni- ci sono le gare in giro per il mondo. I figli seguono volentieri i genitori perché sono piccoli e non decidono loro, poi quando sono più grandi e capiscono o credono di capire ci mandano, giustamente, affanculo e si segnano al calcio o alla pallacanestro. Qualcuno perfino a pallavolo. Però la piscina è stata loro utile al fiato, al fisico, alla forza di volontà e alla comprensione prematura che la vita può essere anche un discreto rompimento di palle e per di più ti ci trovi da solo.

Le piscine da venticinque metri coperte d'inverno servono anche per l'attività degli anziani che provano a tenersi in forma e nuotano e fanno ginnastica, non si capisce perché nell'acqua, ma va bene così. Meglio che stare a casa, pigri e indolenti, che magari ti prende la voglia di scrivere cazzate. Ci vanno anche le partorienti con il pancione galleggiante e deve essere un sollievo. Francamente non saprei. Ci vanno anche i diversamente abili e qui non mi permetto di fare dello spirito -che, volendo, sarei anche uno diversamente spiritoso- perché è bello e basta. Insomma la piscina da venticinque metri è utile e formativa. Anche se siamo quegli stronzi che ce li hanno portati, è commovente, dalla tribuna -incuranti del caldo umido che ci affoga e ci appiccica addosso i vestiti- vedere quegli esserini dei nostri figli muoversi nell'acqua, prima annaspando e poi con grazia e stile, come fossero creature di un altro mondo, liquido e migliore del nostro. E, quando crescono, ti superano nel nuoto, ma i figli sono le uniche persone che sei contento che vadano più veloci, avanti a te. Anzi, lo vuoi. Ti senti fiero se non ce la fai più a tenere il loro passo.

Poi ci sono le piscine all'aperto da cinquanta metri, olimpioniche per così dire. Infatti possono ospitare le gare estive ufficiali. Anche quelle dei master che sarebbero diversamente giovani o decisamente anziani che ci danno dentro, divorando vasche su vasche e così facendo, uomini e donne, mantengono anche fisici invidiabili, accidenti a loro! Le piscine all'aperto sono dette anche estive perché d'inverno farebbe freddo nuotarci e perché svolgono una funzione sociale: diventano una specie di marina urbana -specialmente per i centri abitati che non giacciono sulla costa- per i più poveri e diseredati o per gli appartenenti al ceto medio che pensano, non a torto, chi ce lo fa fare di metterci in macchina tra file di automobilisti, oltretutto per lo più fiorentini, per provare a raggiungere la costa tirrenica e incontrare pisani o livornesi o, peggio ancora, i tuoi stessi concittadini? E fare un bagno, chissà se nell'acqua pulita e poi le meduse, le suocere, il bimbo che piange, la nonna vedova che struffia per il caldo, però non vuol restare a badare il cane o il gatto -quando non tutti e due- e allora chi le bada le dannate, amorevoli bestiole e via e via. Vuoi mettere un pomeriggio in piscina? E così tutti in vasca. Ed ecco spiegato perché è meglio che quelle all'aperto siano ben capienti, sia per quanto riguarda il piano vasca che gli spazi circostanti che servono per contenere e smaltire la popolazione civile e incivile, urbana e rurale, accorsa già ai primi segni della vampa estiva.

Ci sono famiglie intere. Ai miei tempi eravamo secchi come merli sulla brinata e bianchi come lattaini. Oggi vedi questi babbi e queste mamme belli grassi e già mori a giugno con dei figli che, non vorrei dire, appaiono piuttosto tendenti all'obesità, come i genitori. E oltretutto dopo un bel bagno salutare e prolungato, laddove a noi prendeva subito il freddo e dovevamo uscire, ragionano già di pizza o panini, per non parlare di un bel piatto di pasta che possono acquistare al bar della piscina oppure se lo sono portati da casa, tanto per non farsi mancare nulla.

E che dire degli amanti del tuffo a bomba che dovrebbe essere bandito dai regolamenti delle piscine comunali e punito severamente con pene detentive dalla legislazione internazionale? Grandi e piccini, femmine e maschi si esibiscono, spesso sotto gli occhi attenti dei bagnini, in sempre nuove, fragorose e spruzzanti variazioni -questo è lo scopo principale- dell'impegnativo gesto atletico. Che Dio li salvi! Non per nulla, né a caso siamo il Paese di Tania Cagnotto. Inutile protestare che ti schizzano mentre stai comodamente sulla sdraio a prendere il sole. Inutile far presente che stai nuotando. E sticazzi! Che pretese!

Poi ci sono quelli che giocano a palla nell'acqua, in Italia non si può fare a meno di far girare le palle o di stare nel pallone, insomma è così. Finché la pelota non ti arriva addosso sotto l'ombrellone a bordo vasca e ti urlano "palla!!!" e te, sdegnato, non gliela ritiri, dopodiché un ragazzone sovrappeso se la viene a riprendere e ti guarda anche con aria sfavata. Son bei momenti, esplicativi delle varie cesure generazionali, sociali o intellettuali, presenti nel Paese. A proposito di generazioni, un abbigliamento molto in voga a bordo vasca, tra giovani e giovanissimi di sesso maschile, sono dei bragheroni informi e lunghi fino al ginocchio, che si portano a vita bassa e bassissima, a scoprire sul retro, oltre all’inizio delle cosiddette “trombe del culo”, normali mutande indossate sotto, che in genere hanno un elastico con su scritto “UOMO". Tanto per la precisione. Una mise elegante, nonché comoda: specie per nuotare e asciugarsi.

Il meglio assoluto però è quando arriva la radio, purtroppo libera, con la consolle e il dj che spara musica a tutto volume nel pomeriggio: specie musica rap, pessima purché orecchiabile, rime d'accatto e contenuti di un moralismo populista. Il ritmo dà il tempo ai partecipanti dell'acquagym e a quelli -quelle in maggioranza- che pedalano in acqua, anche qui non si sa perché. E sì che un collettivo femminista scrisse su un muro a Santarcangelo di Romagna "la donna senza l'uomo è come il palombaro senza la bicicletta". Visto io. Erano gli anni sessanta e ora in molte lì a pedalare sott'acqua. È vero che, sempre sul muro di Santarcangelo, apparve anche una brutta risposta del collettivo di lotta proletaria: "femministe, meno chiacchiere e più...." e una parolaccia volgare che significa rapporti orali che non riporto. Sarà un'incoscia reazione di genere a questo volgare maschilismo?

Dei gonfiabili galleggianti a forma di polpo con scivolo incorporato per bambini, minori e, sopratutto, adulti minorati, non dirò niente perché sono una cosa indicibile. E su ciò di cui non si può parlare, si deve tacere, lo diceva anche Ludwig Wittgenstein.

Però, onestamente, non è che non si possa nuotare. Si può fare nelle corsie centrali, quelle dove avviene meno spesso che, mentre fai la tua vasca, un bambino, una bambina, un padre, una madre, italiani single, stranieri richiedenti asilo, attraversino lentamente la corsia e ti guardino straniti. Sennonché in quelle corsie c'è chi nuota davvero e ti scavalcano da destra e sinistra e capisci che intralci il loro eterno, performante allenamento e c'è da vergognarsi. Così ti rendi conto, una volta per tutte, che il tuo tempo è passato. Che tu l'abbia fatto o no, il tuo tempo. É passato e vaffanculo. Così fai la doccia, ti cambi ed esci. Si dice così, ti cambi, ma resti sempre il solito. Il solito bischero e, per di più, scassapalle.

E, in conclusione, questo è il ruolo che svolgono le piscine pubbliche. Ci nuotano o ci galleggiamo cittadini senza distinzione di sesso o di orientamento sessuale, di colore della pelle, di religione, di convinzione politica o meno, di lingua, di classe di età e di ceto sociale. Si può dire che le piscine assolvono a un ruolo costituzionale: rimuovono le condizioni di disuguaglianza e unificano il Paese. Tutti uguali e tutti insieme e tutti a divertirsi e rompere i coglioni.

Pontedera, 2 Luglio 2017

Libero Venturi

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