Oltre la pappa c’è di più
di Monica Nocciolini - sabato 16 settembre 2017 ore 08:50
Una ciotola piena, una cuccia morbida, i suoi balocchi. Magari anche un kong con cui trascorrere il tempo per lui vuoto del nostro orario d’ufficio. Guardiamo il nostro cane e ci diciamo: è fortunato. Che volere di più? Eppure no, non sempre è così semplice. Beh certo quel che offriamo non è poco e forse è anche il nostro massimo, e la relazione si struttura su questo equilibrio. Ok.
Eppure… “Siamo cani: oltre la pappa c’è di più”. Forse tanti dei nostri quattro zampe ci direbbero questo, se dovessero scegliere una frase sola in un ipotetico minuto di dono della parola. E’ affidata a uno studio della docente del Royal Veterinary College a Londra Charlotte C. Burn uscito su Science Direct nel numero di agosto e intitolato La noia bestiale la cristallizzazione scientifica di ciò che in qualche misura tutti noi sospettavamo: gli animali provano noia. E se una quota di tale condizione è propedeutica, proprio come per noi umani, al consolidamento di esperienze pregresse mentre si preparara il terreno a nuovi orizzonti di sviluppo cognitivo, c’è invece la deriva della noia cronica che non riveste alcun carattere positivo.
“La noia cronica ineluttabile può essere estremamente avversa – si legge nello studio – e può danneggiare la flessibilità neurale, cognitiva e comportamentale”. Il corollario, scrive la ricercatrice, è che “gli animali selvatici e domestici sono particolarmente pericolosi in cattività, condizione spesso monotona”. Prima di arrivare alla pericolosità come aggressività, morso e simili, il cane sperimenta tutto un repertorio alla ricerca di stimoli che può andare dal semplice rosicchiamento della gamba del tavolo all’abbaio ‘a prescindere’ spesso oggetto di estenuanti controversie condominiali, fino allo sviluppo di comportamenti in cui il confine tra autoconsolazione e autolesione è labile, come il leccamento ripetuto e continuato. Lo studio è chiaro: pur di avere stimoli, il cane è disposto a procurarsene di nocivi.
Ovvio: brontolarlo, in questi casi, non fa che accrescere lo stress e la compressione energetica dell’amico a quattro zampe che poi, per altro, nemmeno si merita quell’ulteriore frustrazione. La scelta giusta è fare cose insieme interessanti per lui (no, noi che guardiamo la tv spiaggiati sul divano mentre lui sonnecchia a cuccia non vale): giocare, correre, passeggiare ma anche – facendosi aiutare da un educatore o da un istruttore, se la fantasia scarseggia – porre al cane questioni di problem solving o giochi di attivazione mentale, annoverata non a caso tra gli sport cinofili per la quantità e qualità di energie che impegna nel cane. L’effetto che non ti aspetti? Quello benefico sull’umano, che condividerà col proprio cane momenti di gloria (per lui) e conoscenza (per entrambi). E forse risparmierà sul rinnovo del parco ciabatte.
Monica Nocciolini