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venerdì 13 dicembre 2024

PAROLE MILONGUERE — il Blog di Maria Caruso

Maria Caruso

MARIA CARUSO - “Una vita da vivere” è il primo libro che ha scritto dopo aver visto il primo cielo a San Felipe in Venezuela ed aver fatto il primo ocho atràs a Pisa. E' in Italia dal 1977 e per tre anni ha abitato in Sicilia. Le piace raccontarsi e raccontare con le parole che le passano per la testa ballando un tango in milonga. Su Facebook è Marina de Caro

Le cortine nel tango argentino

di Maria Caruso - venerdì 05 febbraio 2016 ore 18:43

Photo: Olivier Normandin
Foto di: Olivier Normandin

Fin dalle prime lezioni di tango i maestri ci parlano della cosiddetta “cortina” e soprattutto a cosa serve. In spagnolo “cortar” vuol dire tagliare quindi cortina significa, anche se non letteralmente, tagliare corto. Si capisce che ovviamente s’intende di tagliare le tande l’una dall’altra affinché avvenga lo scambio di coppie. 

Non tutti sanno che le prime cortine furono richieste dalle maitresse dei bordelli di Rio della Plata per cronometrare il tempo a disposizione dei clienti con la singola ballerina. Il cliente per assicurarsi una “Tanda” con una delle donne presenti ritirava un gettone alla cassa, pagando in anticipo la prestazione, per lasciarlo poi alla prescelta affinché ne ritirasse il suo compenso. 

Le Manager di tali “case di cura” per evitare che con un solo gettone i maschietti soddisfacessero tutta la loro voglia di “ballare” inventarono (le donne sono sempre le numero uno!) la cortina, così allo scadere del tempo a disposizione, per “ritornare a pista” gli uomini dovevano premunirsi di nuovo gettone. Anche oggi le donne ringraziano la maitresse di un tempo poiché, pur non guadagnando denaro, attraverso l’avvento delle cortine hanno la possibilità di invitare e di essere invitate. 

Star sedute dritte a testa alta e gambe accavallate in atteggiamento fiero e deciso è d’obbligo durante la pausa di prassi perché gli uomini, già orbi di suo, non ci vengono a cercare; la concorrenza inoltre è spietata e a tante “colleghe” non frega niente del galateo e del bon-ton, pertanto si danno un gran da fare per accaparrarsi una tanda ed essere invitate. 

Oggi sicuramente la cortina ha un look diverso e più moderno rispetto al passato ma rimane il fatto che è rimasto il momento classico della seduzione pura tra uomo e donna. In Argentina spesso le cortine sono suonate dal vivo ma non durano mai per l’intera durata del pezzo musicale. Il dj può in quel momento annunciare la tanda successiva oppure inserire un pezzo di altra musica (salsa, merengue, chacarera, ecc) per cambiare un po’ ma ad ogni modo tutto è sempre interrotto dalla cortina come sacro significato del cambiare partner e quindi rapporto di coppia. Qualora i due volessero continuare a ballare. regola vuole (peraltro mai rispettata), di tornare a posto e di re invitarsi per una nuova tanda (gli uomini sono scansa fatica per eccellenza quindi da noi non si fa, piuttosto si rimane in pista a parlare del più e del meno). 

La chacarera (al maschile vuol dire contadino) che spesso diventa intermezzo di un’intera serata milonguera è una danza folkloristica del Nord dell’Argentina ed è ballata a coppie in gruppo. Risale a tempi molto antichi ma non tutti piace ovviamente. Qualche tempo fa invece ho portato con me un’amica curiosa, non ballerina di tango, in una milonga nel tentativo di convincerla a intraprendere quest’avventura e perché in verità quella sera non avevo trovato nessuna delle mie compagne/amiche tanghere con cui andare. 

La milonga si svolgeva in un bell’ambiente signorile ma esageratamente illuminato (di solito in Argentina sono così) dove le mirade si vedevano molto bene durante le cortine. Per l’appunto non avevo spiegato nulla alla mia amica e io presa subito dal primo invito in verità l’ho abbandonata letteralmente a se stessa. Lei è una tipa piuttosto estroversa e lavora in relazione con il pubblico costantemente quindi abituata di per se a grandi sorrisi e a cenni di testa di consenso così si è ritrovata con una miriade di cavalieri che a seguito di ogni cortina si avviavano sicuri di poter ballare una tanda con lei. Arrivati di fronte alla sua postazione lei con aria candida, li rimbalzava: “Io non so ballare e non sono qui per fare compagnia alla mia amica.” rimandando indietro gli aiutanti uomini con la coda fra le gambe e la vergogna dipinta in volto per il rifiuto subito (gli altri non potevano sapere cosa in realtà era successo). 

A un certo punto la mia amica mi chiede delucidazioni su questo strano comportamento dei presenti perché tutti si sono prestati per ballare con lei. Rendendomi conto di aver omesso una parte importante di come ci si comporta in milonga e di non aver avvertito la mia amica di non mirare nessuno ci siamo fatti una fragorosa risata mista ad un pizzico di sadismo per la sana vendetta contro gli uomini che se la tirano

Il buono paga anche per il peccatore no?

Maria Caruso

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