Appunti
di Marco Celati - martedì 28 luglio 2015 ore 14:49
Questi appunti hanno qualcosa in comune: hanno tutti a che fare con il passare del tempo: nel corso del giorno e della vita. Nonostante Sant'Agostino e alcuni fisici ne neghino l'esistenza o lo spieghino entro una dimensione relativa, il nostro tempo passa, indifferente alle fedi e alle teorie e con esso se ne va la nostra esistenza. Ha voglia Zenone di dimostrare con il suo paradosso che il piè veloce Achille non raggiungerà mai la tartaruga! Noi che non ci identifichiamo certo nell'eroe greco, semmai nel troiano Ettore, più perdente ed umano e che siamo o somigliamo a quella tartaruga per la lentezza del cammino, lo sappiamo che siamo stati già raggiunti e superati da un pezzo. E sentiamo che il nostro esistere volge laddove è destinato dal conto alla rovescia iniziato alla nostra nascita. Possiamo vivere, amare, proseguire la stirpe, progredire, dobbiamo farlo: a volte è bello e piacevole, a volte difficile e amaro, a volte sembra che tutto proceda a spirali che si avvitano su se stesse, come i corsi e i ricorsi o le teorie dell'eterno ritorno. Comunque andiamo incontro, fatalmente o meno, al nostro destino. È l'impietosa, divertente, ridicola legge della vita. Posso anche avere un moto di rancore e di invidia per i giovani "velociraptor acquatici" che in piscina mi aggrediscono i piedi mentre nuoto e mi sorpassano con grazia e senza sforzo apparente mentre, faticando, cerco vanamente di tenere loro dietro, ma è giusto che sia così. È il loro tempo, tocca a loro. La nostra stagione sta passando o forse è già passata e non ce ne siamo ancora accorti. Speriamo solo che il nostro passaggio sia stato lieve. E speriamo magari, come ho letto nel romanzo di Marco Malvaldi, "Il telefono senza fili" che ci possa essere un'alleanza tra il nuovo che avanza e il vecchio che è avanzato. Chissà cosa resta di noi.
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IN PISCINA
Siamo andati alla piscina comunale per rinfrescarci un po'. Abbiamo preso un ombrellone. La Signora era inquieta, ha fatto confondere più che ha potuto, finché, seduta sulla sdraio mentre, scorrendo il tempo, l'ombra scemava, ha detto: "Il sole si sta impossessando di me!"
"Credevo il demonio" ho risposto.
Siamo andati a mangiare qualcosa al bar. È arrivata una sua conoscente, si sono salutate e messe a parlare. Le donne fanno così, se lo facciamo noi s'incazzano. Alla fine della conversazione la tipa le ha detto: "...E così sei qui con il tuo babbo!". Il suo babbo ero io.
Sono ancora un discreto nuotatore alla mia venerabile età. O così credo o credevo. Faccio ancora in scioltezza 20 vasche da 50. Stavo nuotando nelle corsie, quando un ragazzino mi ha indicato l'orologio. "Sono le due e mezzo" gli ho gridato, pensando che volesse sapere l'ora.
"Appunto, gliel'hanno già detto?"
"Che cosa"
"Che è l'ora dell'allenamento e se può spostarsi nella corsia accanto...Per favore". La corsia più lenta. Questo spiega tante cose, tra cui Matteo Renzi.
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LA PASTICCHINA
Durante un incontro pubblico mi sono trovato, per lavoro, a spiegare ad un folto numero di utenti lo smaltimento differenziato dei rifiuti con un sistema di cassonetti "intelligenti", avendo cura di far capire che bisogna essere ben disposti al progresso tecnologico, alla condizione che non diventino intelligenti le macchine e diventiamo stupidi noi: sarebbe un principio della robotica da aggiungere alle leggi di Asimov. Anche se non so se riguarda le macchine. Mentre illustravo il sistema, che funziona mediante una chiavetta informatica, una signora di una certa età, rivolgendosi a me, ha detto a tutto l'uditorio: "Che complicazione per noi anziani! Alla fine lo so io cosa ci vorrebbe quando s'invecchia: ci dovete da' una «pasticchina», s'ingoia e si va all'altro mondo" -pausa di riflessione ad effetto- "Così ci si leva da rompe' i coglioni e si pena di meno!" ha concluso rapida, prevenendo i rimproveri della figlia che l'accompagnava.
Il pubblico era tentato di applaudire, ma i più, temendo che si confondesse la disapprovazione del complicato, ancorché innovativo, sistema di smaltimento con l'approvazione per la «pasticchina» ed il conseguente trapasso prematuramente indotto, si sono limitati ad una fragorosa risata di simpatia a sostegno della signora.
Alla fine dell'incontro la simpaticissima interlocutrice è venuta a salutarmi e mi ha detto: "Scusi la battuta, ma tanto tra noi concittadini" e fin lì andava bene, ma poi ha aggiunto "E poi tra coetanei!".
"Signora, non le chiedo l'età..."
"Ma glielo dico io: 85 !"
"Accidenti, ben portati, complimenti, macché «pasticchina»!"
"Mamma, andiamo, smetti di dare noia a questo signore!"
Io di anni ne avrei "ancora" 65, ma si vede che passa in fretta il tempo quando ci si diverte.
Pontedera 19 luglio 2015
Marco Celati