Fallimento o quasi (capitalismo al capolinea)
di Nicola Belcari - domenica 06 agosto 2023 ore 09:00
Il fallimento del comunismo ha una data: il 1989. Era già fallito, quella è solo per convenzione la sanzione definitiva, la sentenza senza appello della Storia. E non ci sono scuse. Non ci sono ma. Non ha fatto in tempo a festeggiare la vittoria, il capitalismo, che sembra avviato alla stessa sorte.
Per ora non c’è una data, ma nel futuro potrebbe esserci un evento, e qualcosa di orribile, a fissarla. Se così fosse, abbiamo un problema: non disponiamo di un’alternativa, ci siamo dentro senza un sistema di scorta. Un dentro sia pure dalla parte dei privilegiati del mondo, ma quali guerre dovremo combattere per restarci? Il fallimento: carestia, epidemia, guerra. Ancora non ci riguardano? Si avvicinano. Che cosa spinge l’abbandono in massa di un continente per migrare in un altro?
Siamo stati vittime di una pandemia. La rinuncia a indagarne le cause è una sconfitta senza precedenti della storiografia, del pensiero scientifico, filosofico, economico e sociale, in una parola politico. La guerra non è più un tabù. I tre flagelli dell’umanità non sono accidenti passeggeri o incidenti di percorso, non hanno soluzione all’orizzonte, nel mentre l’inquinamento uccide con malattie strazianti nei Paesi favoriti dove non si muore giovani, ma l’ingiustizia sociale divide con abissali differenze i pochi straricchi da benestanti, poveri e miserabili.
Lì dove il crollo potenziale è preparato da una crisi dei valori diffusa, come sempre rivelatrice della decadenza di un’organizzazione sociale. Se poi, come si paventa, persino il pianeta è in pericolo di sconvolgenti modificazioni ce lo dirà la scienza. Se tutto ciò non è un fallimento, gli somiglia parecchio.
Nicola Belcari