La torta della felicità
di Nicola Belcari - mercoledì 17 marzo 2021 ore 07:30
Notizia del TG. Lectio magistralis convegno presso una prestigiosa Università. Proposta: inserire nella Costituzione Italiana il diritto alla felicità. Così troppo spesso è abbreviato senza nessun imbarazzo o senso del ridicolo il riferimento alla Dichiarazione d’Indipendenza degli Stati Uniti del 1776 nella quale tra i diritti inalienabili dell’uomo se ne elencano tre: la vita, la libertà, la ricerca della felicità.
Questo comma sarebbe da aggiungere, secondo i promotori, al terzo articolo che dice qualcosa del genere in maniera assai più ragionevole: “È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana…”. Mirabile! Non se ne potrà chiedere l’applicazione alla lettera ma l’intendimento è lodevole e vale per un impegno a cui tendere. La modifica andrebbe a finire fra i dodici principi fondamentali, nobili ideali solennemente sanciti ma in buona parte rimasti sulla carta, come un’altra illusoria speranza (se escludiamo l’ultimo articolo messo in pratica pienamente: la bandiera è il tricolore).
A chi non fa piacere venire a sapere che addirittura la felicità sarebbe un nostro diritto? Verrebbe da esclamare il fantozziano: come siete buoni voi! Ci collochiamo tra le vette del pensiero più illuminato e l’essere menati per il naso. La vita è in pericolo, la libertà diminuisce per una giusta misura precauzionale in considerazione che persa la vita non c’è più libertà, e vogliono darci la felicità? Come dire il pane ci manca e si pensa di offrirci brioches? Per restare in tema: linguaggio giuridico e felicità non rischiano di essere come il cavolo a merenda? Come se in una ricetta culinaria fosse richiesta la buona volontà o la buona lena: non si misurano a grammi.
I nuovi padri della Patria (buontemponi o filantropi?) ci vogliono felici. Ci siamo sgomentati invano? Hanno aspettato fossimo vecchi, purtroppo. E il nostro mondo assomiglia sempre più a una RSA. Meglio tardi che mai. Siamo tornati bambini? Ci metteremo il bavaglino e saremo pronti a battere i pugni che stringono il cucchiaino sul tavolo dall’impazienza di questo dolce promesso. Ma come faranno a sapere se preferiamo lo zucchero di vaniglia o quello semolato? Pensano di soddisfarci con un panino e un bicchiere di vino, come cantato da Al Bano? Ci sarà una donna per tutti? senza favoritismi o privilegi? Mettiamoci in coda. Dobbiamo prenotarci all’ASL? Prendere un numero? C’è chi ha il pallino dell’attrice del momento e chi si accontenta di una comparsa… ma mica potranno pretendere ci si accontenti dei manicaretti? siano pure prelibate leccornie? Non crederanno di farci felici con il cornetto e il cappuccino e una vacanza in Sardegna?
È forse arrivato un nuovo direttore? La torta della felicità, all’arancia e al cioccolato, va bene, intanto; c’è da spartirla però, ce ne sarà per tutti?
Se poi ci troveremo un pelo speriamo che sia di quella signorina che abbiamo intravisto l’altro giorno in cucina.
Nicola Belcari