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martedì 19 marzo 2024

SORRIDENDO — il Blog di Nicola Belcari

Nicola Belcari

Ex prof. di Lettere e di Storia dell’arte, ex bibliotecario; ex giovane, ex sano come un pesce; dilettante di pittura e composizione artistica, giocatore di dama, con la passione per gli scacchi; amante della parola scritta

Conosci il prossimo? E il male?

di Nicola Belcari - lunedì 30 gennaio 2023 ore 07:00

Fratello mio, sei come lo scorpione, sei come lo scorpione in una notte di terrore… Sei la più strana delle creature, sei più strano del pesce che vive nel mare senza conoscere il mare... Se c’è tanta miseria sulla terra… se siamo affamati, spogliati… non dirò, no, ch’è tutta colpa tua, ma in buona parte sì, fratello mio” (Nazim Hikmet)

Se conoscere se stessi è difficile, figuriamoci quanto sia arduo conoscere il prossimo. Il prossimo che va, con una serie infinita di gradazioni, dai congiunti fino a persone appena sfiorate da un contatto. Ma su queste non esprimiamo un giudizio qualsiasi e minimo e la necessità della loro conoscenza non si pone. Questo fuggevole avere a che fare è quotidianità occasionale e passeggera. Penso ad esempio alla commessa del supermercato, non quello dove andiamo sempre, alla conoscenza anonima, anche se un nome può essere scritto sul cartellino esposto sul petto, ecco questa persona può essere gentile o assente, ma le nostre osservazioni sono pratiche e piccole-piccole o indifferenti.
Non pretendiamo di occuparci dell’Altro, del mistero di tanta filosofia. Dell’altro come fondamentale rapporto con se stessi e il mondo e degli altri come “inferno” (Sartre) ma di persone che incontriamo nella minuscola zona in cui viviamo, nel vasto formicaio umano.
Pensiamo di sapere come sono gli altri, ma come possiamo? se questi sono soliti nascondersi; soltanto messi alla prova, con qualcosa “da spartire”, si rivelano. Allora pochi si salvano: è questa la “banalità del male” (Hannah Arendt)? L’aiuto verrà a mancare, saranno litigi per interessi, per soldi, questioni di lavoro, problemi d’amore. Tutti, o quasi, gentili o affabili quando esserlo non costa niente: siamo poveri uomini. Quando invece c’è da guadagnare o da perdere, allora scopriamo individui normali o stimati, brave persone, capaci di vendere la madre, di tradire il fratello. E il peggiore è colui che non s’accorge neppure di farlo. Scoprire il prossimo per com’è rischia di essere un brutto risveglio, se non addirittura rivelarsi un incubo.
Se fa comodo, serve, ha un’utilità, pensare che i “cattivi” siano una categoria a parte, che siano diversi da noi, ai margini del consesso umano, lontani dal nostro modo di essere, con la “scoperta” della “banalità del male” questo inconsapevole convincimento, che dà serenità, tranquillità o sicurezza, crolla.
E quale occasione migliore della guerra per trasformare uomini qualunque, detti “normali”, come tutti, in carnefici? I buoni e onesti resteranno tali, ma altri, padri, figli, conoscenti, vicini, potranno, senza il timore delle pene delle leggi, abbandonarsi alla crudeltà, alla violenza, al furto, allo stupro, all’assassinio?
E gli altri? che al tepore della propria casa, al sicuro, si rassegnano al volere superiore dei capi, contrari in modo blando, o persino disinteressati, o indifferenti, alla guerra che coinvolge il proprio Paese? Si lasceranno convincere da una propaganda pervasiva a una qualsiasi partecipazione o appoggio a una guerra che credono non riguarderà, almeno nelle condizioni fondamentali, la loro vita? Anche questa è la banalità del male?
Conosciamo noi stessi? Crediamo di conoscersi? Conosciamo gli altri? Crediamo di conoscerli? I nostri sentimenti hanno fondamenti? Costruiamo dei rapporti veri? Amichevoli, sentimentali, corrisposti fino in fondo? O vogliamo bene solo a noi stessi? È questo sarebbe davvero un favorirsi? Fare il nostro interesse? Ci illudiamo che funzioni? Finiremo per disprezzarci.

Nicola Belcari

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