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martedì 15 ottobre 2024

SORRIDENDO — il Blog di Nicola Belcari

Nicola Belcari

Ex prof. di Lettere e di Storia dell’arte, ex bibliotecario; ex giovane, ex sano come un pesce; dilettante di pittura e composizione artistica, giocatore di dama, con la passione per gli scacchi; amante della parola scritta

L'ultimo post

di Nicola Belcari - mercoledì 04 settembre 2024 ore 08:00

Il genocidio culturale s’è compiuto. Pensavo si trattasse di vis polemica, di esagerazione da pamphlet, pure se utile e intelligente motivo di riflessione; in realtà la profezia, paventata da Pasolini, s’è avverata. Il genocidio culturale è cosa fatta. Ne abbiamo le prove. L’ultimo indizio, minimo quanto si voglia, ma indicativo, è l’ultimo post. L’ultimo letto in ordine di tempo e come anche estremo, nel senso che oltre non si possa andare e si possa solo eguagliare. Non è l’ultimo romantico o l’ultimo dei Mohicani, e nemmeno il primo neo-selvaggio di una modernità cialtrona, ma uno dei tanti senza nemmeno originalità.

È lo squallore di una certa “normalità”, del suo primato non si può farne una graduatoria; riceve duecento (circa) mi-piace, appoggio e compagnia di simpatizzanti: un numero spropositato in rapporto alla piccola comunità di appartenenza dell’autore, una soddisfazione e un conforto per l’esecutore e uno sconforto per chi ne coglie il senso drammatico. Quale destino sociale? È il nostro? Quale aria respiriamo? Quale Prossimo? Quali concittadini? È un caso isolato? Un esempio stupido e banale? Forse. Ciò mentre, su un altro livello, migliaia di approvazioni tramite likes sono rivolte a personaggi dei media nazionali in un bisogno di condivisione disperato.

Sospetti? Dubbi? Prove da non esternare: servirebbero solo a urtare l’amor proprio, non tanto la sensibilità, che fa parte di quel che s’è perso, di persone che non potrebbero fare a meno di riconoscersi, da protagonisti o da comprimari, nei fatti riportati di un presente degenerato nella corruzione peggiore, quella dell’anima.

C’è ancora un Popolo? Anche minoritario? Quale speranza?

Se il letterato, scrittore, poeta, osservatore del costume, individuava il pericolo nel consumismo omologante distruttore di valori tradizionali, positivi o negativi che fossero, e dava un volto nuovo e diverso dal nemico del passato, ciò era verificabile o prevedibile. Ad esso collegata, ma più ardua da riconoscere, c’era la perdita di una cultura popolare sopravvissuta alle ideologie e alla storia. Proprio questa riflessione era forse quella più personale e originale, che trovava la capacità di analisi nella sua solitaria e particolare conoscenza del popolo e anche negli ambienti più emarginati. Nel popolo convivevano semplicità e atavica saggezza, o comprensione della vita e il “degrado” di un sottoproletariato svalutato come privo di una “coscienza di classe”, ma comunque sentito vicino, alternativo, contestatario suo malgrado e in qualche modo amato.

Nessun rimpianto per un’età dell’oro inesistita. Oggi però con tutte le comodità ci dobbiamo adattare (da questo punto di vista) a una pessima situazione: il popolo nei grandi numeri e di condizione sociale media è senza una visione del mondo degna di questo nome. Notizie false imperversano (ma sono smascherabili) mentre il parere dell’esperto, del professionista, dell’addetto ai lavori, indimostrabile come falso, può far danni. Microcosmo e macrocosmo sociale si sommano, si oppongono, si riflettono l’uno nell’altro, facce di una stessa medaglia del nostro umano pollaio.

Nicola Belcari

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