Questo sito contribuisce alla audience di 
QUI quotidiano online.  
Percorso semplificato Aggiornato alle 19:15 METEO:MASSA CARRARA10°  QuiNews.net
Qui News massacarrara, Cronaca, Sport, Notizie Locali massacarrara
mercoledì 19 febbraio 2025

PSICO-COSE — il Blog di Federica Giusti

Federica Giusti

Laureata in Psicologia nel 2009, si specializza in Psicoterapia Sistemico-Relazionale nel 2016 presso il CSAPR di Prato e dal 2011 lavora come libera professionista. Curiosa e interessata a ciò che le accade intorno, ha da sempre la passione della narrazione da una parte, e della lettura dall’altra. Si definisce amante del mare, delle passeggiate, degli animali… e, ovviamente, della psicologia!

​L’importanza dell’assenza della madre

di Federica Giusti - venerdì 17 gennaio 2025 ore 08:00

Ormai sono passati quasi vent’anni dalla fine del mio percorso universitario, ed è normale che le cose siano cambiate e che ci siano anche nuove letture di comportamenti. Ma quello che, da professionista, mi perplime è che non si trova in nessun testo della letteratura psicologica qualcosa che suoni come quello che osservo nelle pagine social di alcuni professionisti dell’infanzia e che sembra andare per la maggiore anche rispetto all’educazione presentata durante alcuni corsi pre e post parto. Da nessuna parte, infatti, è scritto che una buona madre debba essere a disposizione sempre, che debba sempre tenere il bambino in braccio, che non debba farlo piangere mai, che non possa delegare a terzi la sua gestione e la sua cura ogni tanto, pena un deficit nell’attaccamento o, comunque, uno sviluppo affettivo ed emotivo deficitario.

Winnicot parlava di “madre sufficientemente buona” ed indicava con questa una madre in grado di adattarsi ai bisogni del neonato. Da qui a dire che questo significa essere totalmente dipendenti dal bambino, delegando ad un esserino di pochi mesi il compito assai complesso di decidere per sé cosa è meglio e lasciare che la madre lo faccia, ce ne corre!

Magari con questo articolo alzerò un po' di malcontento in qualcuno, ma mi sono davvero stancata di vedere professionisti di altro settore entrare a gamba tesa nel delicato mondo dello sviluppo psicologico del bambino (che, senza fare spoiler, come dice il nome stesso, appartiene agli psicologi) elargendo massime che portano sempre più spesso le madri a sentirsi inadatte, angosciate, sfinite e colpevoli solo perché sentono dei bisogni personali e non esclusivamente materni.

Sempre più spesso mi capita di sentire in terapia delle storie a mio avviso assurde di tentativi di colpevolizzazione o giudizio negativo rivolto a donne che decidono di rientrare a lavoro, di riprendere la loro vita, magari uscendo con un’amica o andando dall’estetista o al cinema.

E allora vi svelo un segreto: sapete cosa c’è che fa davvero bene allo sviluppo psicologico del bambino (e non lo dico io ma la letteratura psicologica)? L’assenza della madre!

Ebbene sì! Nel suo Le mani della madre, Massimo Recalcati ci ricorda quanto sia l’assenza e non la totale presenza della madre ad aiutare il piccolo a crescere. L’autore ci racconta che: “L’assenza della madre è importante quanto la sua presenza; il suo desiderio non può mai esaurire quello della donna; la sua cura resiste all’incuria assoluta del nostro tempo; la sua eredità non è quella della Legge, ma quella del sentimento della vita; il suo dono è quello del respiro; il suo volto è il primo volto del mondo”.

La madre deve esserci e non esserci, così da permettere al figlio di apprendere la dualità del mondo ed imparare a sviluppare prima e tollerare poi la frustrazione che deriva naturalmente dal non avere ciò che desidera sempre quando lo desidera.

Ovviamente non è un interruttore che si accende e si spegne senza senso di continuità, deve essere equilibrato, pensato e ragionato dalla madre. Ma anche la madre è donna e non deve dimenticarlo od annullarsi, pena una visione salvifica del figlio che viene investito di un potere narcisistico ed onnipotente che non gli compete, o non dovrebbe farlo.

Ovviamente il discorso è più ampio, all’università ci sono stati molti esami e quindi molti manuali che trattavano questi argomenti, impossibili da racchiudere in un articolo.

Spero solo di avervi invitato a riflettere meglio sul ruolo materno e sul suo significato, almeno a farvi qualche domanda in più e a cercare di chiedere informazioni a chi di dovere. Se vi rompete un ginocchio, giustamente, non vi verrà in mente di chiedere informazioni ad uno psicologo perché non ha le competenze per aiutarvi, ma se si parla di sviluppo psicologico, forse è l’unica figura a cui poter chiedere.

Federica Giusti

Articoli dal Blog “Psico-cose” di Federica Giusti